Consumo di suolo e cambiamenti climatici nel Salento

L’impatto ambientale e sociale delle grandi opere sul territorio. Gli usi attuali del suolo e i potenziali interventi di rinaturalizzazione delle aree paesaggistiche danneggiate.

Associazione Partner

Associazione ospite



Data: Lunedì 18 novembre 2019 ore 17.30
Luogo: Palazzo Risolo, Piazza del Popolo – Specchia (LE)
Area tematica: Territorio bellezza e paesaggio

L’Associazione Comitato SOS 275 da anni si occupa della salvaguardia del patrimonio naturalistico e paesaggistico, facendosi portavoce di un uso sostenibile del suolo pubblico. Condividendo la stessa tematica, l’Associazione Parco Paduli – Laboratorio Urbano Aperto (LUA) è impegnata nel settore della progettazione partecipata, intesa come strumento in grado di potenziare e influenzare la pianificazione territoriale. Durante l’incontro, le due associazioni porteranno in campo le proprie esperienze rispetto al particolare tema che connette la progettazione alternativa del territorio alla pianificazione delle grandi opere pubbliche.

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Contesto tematico

I dati sul consumo di suolo diffusi nell’ultimo rapporto 2019 dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), confermano che in Italia non si arresta il consumo di suolo.
Il cemento avanza alla velocità di due metri quadrati al secondo. Fra le grandi città solo Torino sembra essere la più virtuosa, Roma è quella che divora più ettari di tutti.

Il Salento si posiziona fra le aree in cui il consumo di suolo è maggiore: nel 2018 sono oltre 110 gli ettari di suolo consumati al giorno.È un incremento da maglia nera: +14,58% rispetto al 2017.
La provincia ha scarsità di territorio libero e, aggiungono gli esperti, è incapace talvolta di tutelare perfino le zone protette.

Negli ultimi mesi il dibattito pubblico sui cambiamenti climatici si è intensificato a livello globale. Sono molte le occasioni in cui le giovani generazioni chiedono a gran voce una inversione di tendenza e un’azione concreta da parte dei governi per contrastare l’inesorabile aumento della temperatura del pianeta.
A detta della comunità scientifica internazionale dei climatologi, l’aumento della temperatura sarebbe la causa dei cambiamenti climatici. Ne osserviamo, infatti, gli effetti attraverso i fenomeni atmosferici distruttivi e una generale tropicalizzazione del clima. Negli ultimi due anni in Salento si sono intensificate in maniera preoccupante le trombe d’aria: nel novembre 2018 un tornado violentissimo si è abbattuto sulla costa fra Marina Serra e Tricase Porto provocando ingenti danni alle abitazioni e sradicando una quantità enorme di alberi.

In questo contesto l’Associazione Comitato SOS 275 da anni si occupa della salvaguardia del patrimonio naturalistico e paesaggistico, facendosi portavoce di un uso sostenibile del suolo pubblico. Ha per anni condotto una lunga battaglia per contrastare il consumo di suolo connesso al progetto di ammodernamento della SS 275 da Maglie a Leuca. Il progetto, infatti, prevede la creazione di una nuova strada – a sud di Montesano Salentino – che genera un elevato consumo di suolo e di territorio vergine rispetto alle reali esigenze di utilizzo.

Ad animare l’incontro, condividendo la stessa tematica e un’idea di fruizione sostenibile del paesaggio, è presente l’Associazione Laboratorio Urbano Aperto (LUA) affiancata dall’associazione Abitare i Paduli. Da anni sono impegnate nel settore della progettazione partecipata, intesa come strumento in grado di potenziare e influenzare la pianificazione territoriale.

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Sintesi dell’incontro

Nell’introduzione al tema da parte del Comitato SS.275 viene ricordato un amico venuto a mancare il giorno prima, Luigi Russo, membro anche lui dell’Associazione partner.
Il Comitato ha ricordato con piacere che diversi anni prima, in un incontro a Corigliano d’Otranto, Luigi parlava già del consumo di suolo. In quella circostanza si raccontava il caso di un’amministrazione della Lombardia che aveva avviato un iter mediante il piano regolatore per ridurre drasticamente il consumo di suolo. Quel sindaco non è stato più rieletto.

Il consumo di suolo ai tempi dell’incontro a Corigliano d’Otranto, si aggirava intorno a 8mq/s e Luigi propose un esperimento delimitando con un filo gli 8 mq per terra nella sala in cui si stava svolgendo la riunione. Questo esperimento è stato utile per produrre una percezione diretta del fenomeno.
Oltre alla problematica del consumo di suolo, si aggiunge anche l’elevato costo di costruzione: undici milioni di euro a chilometro.

Solo la crisi economica del 2008 ha rallentato il processo di consumo di suolo.
La domanda maestra affidata all’incontro è stata: “Cosa vuoi fare per contrastare il consumo del suolo al fine di contenere i cambiamenti climatici?”

Esistono due modi per abbassare il carbonio presente nell’atmosfera: ridurre le emissioni investendo sull’innovazione tecnologica, e aumentare l’assortimento dell’ecosistema con piante che possono depurare l’aria in maniera naturale.
Partendo dall’utilizzazione dei terreni in stato di abbandono, si propone un’opera di risanamento ambientale attraverso la creazione di un “corridoio ecologico” da Scorrano fino al Capo di Leuca mediante la piantumazione di numerosi alberi.

Le esperienze dell’Associazione LUA suggeriscono un approccio multidisciplinare alle pratiche di progettazione condivisa del territorio, in cui i professionisti del settore collaborano insieme alle amministrazioni pubbliche.
Un esempio è la realizzazione del Parco dei Paduli, oggi un parco agricolo multifunzionale. Il progetto nasce nel 2003 nell’ambito della rigenerazione territoriale grazie alla volontà di dieci comuni (San Cassiano, Botrugno, Nociglia, Surano, Sanarica, Supersano, Giuggianello, Scorrano, Maglie e Muro Leccese).

Durante tutta la fase di progettazione, è stato attivato un processo di coinvolgimento dei residenti e di tutte le professionalità (residenti e non) per la pianificazione del parco.
Il tema dell’identità territoriale ha da sempre ispirato il percorso di LUA. Durante l’incontro, infatti, ha esposto un altro progetto riguardante la disimpermeabilizzazione dei suoli prevedendo la piantumazione di numerosi alberi come possibile forma di contrasto al fenomeno dei cambiamenti climatici.

L’Italia è un paese geologicamente giovane e instabile. Il dissesto idrogeologico si potrebbe combattere adottando cambiamenti.
A tal proposito, durante il dibattito, è stato affrontato il tema dell’energia sostenibile. Già dal 2012 esiste un piano d’azione firmato da 98 comuni della Provincia di Lecce e dalla stessa provincia, per la riduzione del 20% delle emissioni.
Dare attuazione al piano potrebbe essere una risposta efficace alla domanda posta durante l’incontro.

Un altro suggerimento riguarda l’utilizzo dei terrazzi – originariamente utilizzati anche per l’essiccazione di prodotti vegetali – per l’installazione di pannelli fotovoltaici e abbattere, così, l’impatto ambientale.
Un’ esperienza simile è stata già avviata da alcuni anni nel Comune di Melpignano, ma è rimasto un caso isolato.
È stata altresì evidenziata la scarsa mobilitazione dei comuni del territorio sul fronte dei cambiamenti climatici e l’assenza di un apposito piano energetico in grado di creare vere e proprie comunità energetiche improntate alla cultura della cooperazione.

Un’altra esperienza riguarda il bosco didattico di Ugento, dove si realizzano progetti che coinvolgono le scuole e che hanno come tema il bosco e la botanica.
I ragazzi che curano questo progetto hanno proposto anche la creazione di un “cinebosco” avente come obiettivo la divulgazione della sostenibilità ambientale.
L’incontro si è chiuso con l’esposizione della visione onirica della città (diventata verde e in grado di generare dei frutti) che ha ispirato i promotori di questa iniziativa e con l’auspicio rivolto a tutte le associazioni di unirsi e collaborare tra di loro ponendo attenzione e impegno verso questa tematica.

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Conclusioni e proposte

  • Chiedere ai comuni di individuare aree per la piantumazione di alberi, sostenere e incoraggiare i privati proprietari dei terreni a collaborare.
  • Chiedere alle amministrazioni maggiore attenzione nella gestione del verde pubblico incentivando forme di partecipazione sussidiaria con la comunità residente.
  • Proporre alle amministrazioni di favorire le attività di piantumazione da parte di associazioni e cittadini.
  • Sollecitare i comuni a dotarsi del piano di fabbisogno energetico e di strategie più efficaci per la diffusione di fonti energetiche pulite guardando alle esperienze positive già sperimentate.
  • Incoraggiare la politica dei recuperi o delle valorizzazioni immobiliari a sostegno dello “stop” al consumo di suolo.

Analisi dell’incontro

Curata dal Dott. Giuseppe Gaballo – Ricercatore Università del Salento Dip. di Storia Società e Studi sull’Uomo sulla base della registrazione audio degli interventi

Settimo incontro. Consumo di suolo e cambiamenti climatici nel Salento

È un incontro molto importante perché i soggetti coinvolti e convenuti stanno combattendo una delle battaglie più difficili in Italia: la salvaguardia del suolo e il cambiamento climatico.
Una rappresentante del comitato “No alla 275” dà subito la parola a un membro di “SOS275”, che mette sul piatto della discussione il fondamentale problema dei Piani Urbanistici Generali, in mancanza dei quali le varie amministrazioni locali non fanno altro che cedere ad appetiti privati e pubblici, che comportano spesso consumo di suolo. Le conseguenze sono ben note: aumento del rischio idrogeologico, venir meno di opportunità per l’utilizzo sostenibile delle aree rurali, ecc..

I vari dati storici, geologici ed economici enunciati lasciano intuire le competenze che i membri delle associazioni acquisiscono durante l’esperienza di volontariato. Tra l’altro, con l’ausilio di indicatori molto efficaci si fa facilmente intuire la situazione penosa in cui versa l’Italia: ad esempio, per ogni kmq c’è 1,5 km di strada, il che porta il nostro paese a raggiungere il primato in Europa. Fare la 275 costa 11 milioni di euro a km e questo si traduce in danni economici e danni all’eco-sistema, visto anche che ci troviamo vicino a un’area SIC, una delle poche nel Salento.

Il lungo e competente intervento non poteva non stimolare una richiesta su come fare per contrastare le cattive pratiche del consumo insostenibile del suolo. La risposta è chiara, anche se generica: mettersi assieme. Insomma, fare rete anche per ricreare corridoi ecologici, per far sì che i terreni ridivengano produttivi sia per la coltivazione-produzione sia per creare le condizioni del verde spontaneo. Altrimenti i terreni improduttivi saranno sempre oggetto di speculazione, tale per cui i proprietari li vendano a poco prezzo alla mercé di appetiti estranei al territorio salentino.
Un architetto del LUA precisa la loro collaborazione con le istituzioni locali per la valorizzazione dei terreni rurali.

Questo è stato possibile perché sono state coinvolte e rese partecipi molte associazioni e l’Università. La loro lotta è stata contro il disseccamento. Un’altra precisazione è fatta sul coinvolgimento di tanti professionisti provenienti da differenti discipline, perché senza questo sarebbe stato impossibile essere efficaci sia nel convincimento delle istituzioni e delle popolazioni locali sia per il raggiungimento dei risultati. Il punto di partenza del lavoro sul territorio è stato il concetto di identità: declinato secondo differenti prospettive, hanno cercato di renderlo condiviso e comprensibile a tutti. Questo primo obiettivo è di notevole importanza, perché è impensabile un intervento su una collettività senza stabilire un linguaggio comune grazie al quale intendersi e con il quale costruire una comunità, questa realizzabile solo a partire dalla condivisione di segni e simboli e poi di regole e valori.

Questo difficile lavoro ha portato i suoi frutti, cosicché un comune – San Cassiano – ha potuto “contagiare” altri comuni limitrofi, che si sono aggregati nello sforzo del recupero di un vasto territorio rurale. La partecipazione delle 18 comunità ha permesso la raccolta di racconto e testimonianze, da cui è emerso un altro concetto importante, il viaggio, attraverso cui si è capito quanto quelle popolazioni erano (e siano) legate alla zona, ormai famosa, dei “Paduli”. La testimonianza dei rappresentanti del LUA è preziosa, perché fa comprendere quanto lo stimolo proveniente da estranei competenti possa riattivare nelle popolazioni autoctone un sentimento e dei valori sopiti da anni e attivare così una catena di eventi produttivi per la valorizzazione dell’esistente e la creazione di nuove opportunità di vita. Perciò è stato possibile creare un ambiente comunitario in cui un linguaggio comune ha permesso di costruire prospettive condivise, empatia, quindi fattori fondamentali per un lavoro a lungo termine sul territorio. Inoltre, l’intervento di un altro membro del LUA fa comprendere come nel lavoro sulla costruzione di un’identità comunitaria sia stato necessario inserire la storia del territorio. Infatti, i cambiamenti rurali nei decenni hanno cambiato la vocazione territoriale salentina, che non era basata sulla massiccia presenza di ulivi e questo fatto può certamente spiazzare. Tuttavia, questa è una degli effetti del sapere scientifico: destrutturare il dato per scontato delle vecchie conoscenze e far capire che le situazioni sono ben diverse da come la gente comune se le immagina. L’insegnamento che emerge da questo incontro è che occorre partire da studi scientifici per comprendere qual è la natura di una realtà, nel nostro caso la terra e di come nel corso dei secoli l’uomo, il salentino, si sia co-evoluto – positivamente o negativamente – con il resto dell’ambiente.

Nel prosieguo dell’incontro emerge anche il lato più fragile dell’esperienza: si fa accenno agli insuccessi, tanti, che però non si sono tradotti in un arretramento del lavoro sul territorio né su quello del coinvolgimento attivo della popolazione, che è divenuta protagonista in tutte le fasi della progettazione. Questo contenuto è fondamentale, perché specificare come avvengono e in cosa consistono gli insuccessi significa far capire come venirne fuori, il che è più istruttivo di qualsiasi racconto sui successi. Tuttavia, non si è entrati nel merito con aneddoti capaci di chiarire quali siano stati gli errori e come se la siano cavata. Sarebbe opportuno sempre specificare non solo fattori e meccanismi di successo di un’azione, ma anche errori e rimedi per uscire fuori da situazioni incresciose. L’esplicitazione chiara degli insuccessi dovrebbe diventare una buona pratica.

Interventi così stimolanti anche sul piano intellettuale provocano un dibattito all’altezza. Infatti, subentra un esperto in energia sostenibile, il quale afferma che tutti i comuni salentini avevano firmato un accordo nel 2012 per ridurre del 20% le emissioni nocive. Inoltre, cita un passato in cui c’erano pratiche ecologicamente più che sostenibili come l’uso delle terrazze per l’essicazione di vegetali quali pomodori, peperoni, mandorle e noci; perché, domanda, oggi non si possono dare in comodato d’uso per installare pannelli fotovoltaici? Al di là della proposta specifica, questo intervento è utile per comprendere il livello della discussione.

Gli argomenti affrontati durante il dibattito sono stati veramente tanti, ma non sono andati nella direzione giusta, ossia quella dell’approfondimento dei contenuti. Tuttavia, questo step ha offerto numerosi spunti per comprendere quante competenze ci sono, quanta voglia c’è di mettersi in gioco e partecipare, cooperando attivamente al miglioramento del territorio salentino. Qualcuno pone problemi, altri offrono soluzioni soprattutto sulla necessità di far rete. Si comprende bene ormai da questi interventi, così come dai precedenti incontri, quanto sia diffusa la consapevolezza di tutti sulla necessità di agire di concerto, perché ormai le associazioni, che intervengono singolarmente, combattono spesso battaglie perse in partenza.

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SOS 275 e LUA-Abitare i Paduli

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Il racconto di Vito Panico

Gallery: un osservatorio partecipante
Esiti del processo
Associazioni e incontri
Istituti Scolastici
Sintesi del progetto

Progetto Gallery: un osservatorio partecipante – avviso pubblico Puglia Partecipa – scadenza gennaio 2019 – Legge Regionale sulla partecipazione N. 28 del 13 luglio 2017.


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