La dimensione sociale del territorio

La cultura e il teatro all’interno della logica di gestione e cura degli spazi pubblici, e di condivisione e sviluppo di risorse creative e sociali per il territorio.

Associazione Partner

Associazione ospite

Data: Lunedì 25 novembre 2019 ore 17.30
Luogo: Teatro Tenda, Via Micetti N. 2, Tricase (LE)
Area tematica: Cura di spazi e beni collettivi

Le due associazioni sono entrambe dedite al teatro e alla diffusione di cultura. La loro capacità di sperimentare nuove forme di collaborazione li ha portati a intercettare e gestire spazi di uso comune, in una logica di condivisione e di sviluppo delle capacità creative e sociali. Lo spazio pubblico diviene così uno spazio collettivo-formativo in cui si svolgono le attività, gli spettacoli e i laboratori di teatro sociale.
In questo incontro, le due realtà associative affronteranno la tematica partendo dalle proprie esperienze, evidenziando le criticità dei singoli casi legati alla cura degli spazi collettivi e le opportunità di crescita della dimensione sociale del territorio.

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Contesto tematico

Lo scopo dell’incontro è quello di focalizzare l’attenzione sull’importanza delle relazioni e quanto esse incidono sulle politiche di valorizzazione culturale di un territorio.

La scelta del luogo dell’incontro è strategica rispetto al tema, perché ci proietta concretamente nella problematica delle politiche sociali a supporto di azioni di valorizzazione ambientale e animazione sociale.
L’esperienza di Giovanni Probo con la sua Associazione Due Lune Teatro Tenda ci fornisce l’occasione di valutare la dimensione del riconoscimento pubblico dell’utilità dei luoghi di produzione culturale, nello specifico: il teatro.

Il senso di isolamento e di indifferenza avvertito e denunciato dall’associazione Due Lune viene condiviso e socializzato per raccogliere la percezione che la stessa comunità ha del luogo e della sua utilità. Il Teatro Tenda è situato in un contesto urbano strategico in quanto coesistono il servizio pubblico di biblioteca, un laboratorio urbano, e alle spalle un ex tabacchificio storico che si affaccia su un parco verde attrezzato. Oggi, il Teatro Tenda vive un momento di difficoltà legata alla mancanza di partecipazione. Interpretarne le cause e intervenire per rafforzare la dimensione sociale e culturale del territorio, può rappresentare un passo importante per avviare un processo di costruzione di comunità e una programmazione territoriale inclusiva.

Il Teatro ha sempre rappresentato un importante spazio aggregativo e culturale per la Città di Tricase, la comunità non si è mai dotata di uno spazio fisico, di un Teatro Pubblico.
Di fatto, la struttura del Teatro Tenda si presta ad intercettare questo bisogno dovendo però affrontare una serie di difficoltà e limitazioni.

Quali leve utilizzare, cosa possiamo mettere in campo per creare intorno all’uso di questa risorsa un sentire e un fare comune?

Il confronto con un’altra compagnia teatrale, Alibi Teatro, offre la possibilità di riflettere sulla dimensione pubblica e privata del Teatro, sulla sua componente imprenditoriale e di indotto economico.
Il teatro in una prospettiva sociale, abbraccia sia l’aspetto culturale, sia quello formativo di crescita sociale.
Da queste premesse sono sorte alcune domande: “Il teatro è o no un servizio pubblico?” “Possiamo immaginare un modello sussidiario di gestione del bene il cui beneficio possa ricadere su tutta la comunità?” “Quale scenario possiamo disegnare insieme dentro questa dimensione?”

Le due associazioni sono entrambe dedite al teatro e alla diffusione di cultura. La loro capacità di sperimentare nuove forme di collaborazione li ha portati a intercettare e gestire spazi di uso comune, in una logica di condivisione e di sviluppo delle capacità creative e sociali. Lo spazio pubblico diviene così uno spazio collettivo-formativo in cui si svolgono le attività, gli spettacoli e i laboratori di teatro sociale.
In questo incontro, le due realtà associative affronteranno la tematica partendo dalle proprie esperienze, evidenziando le criticità dei singoli casi legati alla cura degli spazi collettivi e le opportunità di crescita della dimensione sociale del territorio.

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Sintesi dell’incontro

L’incontro si è svolto presso il tendone del Teatro Tenda in Via Micetti. L’appuntamento ha avuto una scarsa adesione a causa dell’improvviso maltempo.
Il dibattito si è aperto con una lettura sulla partecipazione affidata all’attore Gustavo D’Aversa.

Giovanni Probo, ideatore del progetto e presidente dell’Associazione Due Lune, ha introdotto la tematica confessando da subito le difficoltà che si incontrano nel nostro territorio nel fare rete nel campo artistico e, in generale, a livello sociale. Probabilmente questa difficoltà deriva da un senso di diffidenza, dalla mancanza di condivisione di idee e da una scarsa educazione alla cooperazione. Al contrario, questi elementi di debolezza potrebbero trasformarsi in punti di forza in grado di stimolare la solidarietà sociale, definendo un modello di welfare efficace.

La storia di Giovanni Probo e il suo percorso teatrale inizia nel 1999. Nel 2009, grazie al Bando regionale “Principi Attivi”, è riuscito ad allestire un tendone per sperimentare la sua attività teatrale.
Alcune difficoltà logistiche, hanno costretto l’Associazione a disinstallare il tendone. Sei anni più tardi, dopo l’aggiudicazione del bando “Giovani per il Sociale” il Teatro Tenda è stato reinstallato con l’obiettivo di promuovere il teatro sociale contro la dispersione scolastica.
Sono stati assunti cinque ragazzi con contratto a tempo indeterminato e sono state svolte numerose attività presso gli istituti scolastici, lavorando per lo più con i ragazzi che vivevano in situazioni di disagio.
Oggi, il Teatro Tenda è ancora presente. La sfida è tenerlo attivo, aprirlo alla comunità, cercare nuove collaborazioni e, soprattutto, renderlo al più presto accessibile velocizzando i lavori di sistemazione dell’area circostante.

Un’altra esperienza di teatro sociale nella Città di Tricase è quella realizzata dall’Associazione Alibi Teatro: un collettivo artistico fatto non solo di attori, ma di diverse professionalità. La loro è un’attività di teatro impegnato nell’ambito sociale, in particolare in quello psichiatrico.
Sono stati promotori della rassegna teatrale “Punto al Capo”, autofinanziata con il ricavato dei biglietti di ingresso.
Successivamente, hanno creato “Essenza”, uno spazio teatrale stabile (50 posti) dove proporre le loro performance.
Rispondendo alla domanda “Il teatro svolge un servizio pubblico?” il rappresentante dell’Associazione ha affermato:

“Per me è un servizio pubblico, ha una fortissima utilità ma resta un prodotto che una persona può scegliere. […] Deve comunque restare servizio pubblico nella funzione educativa, nella crescita della persona. Ma chi fa teatro fa impresa sul territorio, siamo anche operatori economici. Il valore del teatro non è solo culturale ma è anche economico se consideriamo l’indotto di professioni che attrae intorno a se, e sono tante e andrebbero incentivate”.

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Conclusioni e proposte

  • Sollecitare l’ultimazione dei lavori pubblici di sistemazione dell’area circostante al Teatro Tenda per il ripristino dell’accesso al luogo e alle attività culturali promosse.
  • Connettere il servizio culturale proposto dal Teatro Tenda in una logica integrata di servizi territoriali alla comunità: attraverso la gestione condivisa e aperta degli spazi sociali è possibile delineare un piccolo ma diffuso distretto socio-culturale da tenere in considerazione nel redigendo piano urbanistico generale.
  • Concordare con l’Ente pubblico un piano di gestione condivisa (servizi igienico sanitari, biglietteria, comunicazione degli eventi, accoglienza, service ecc.) coinvolgendo la cittadinanza attiva.
  • Inserire il Teatro Tenda fra le risorse disponibili del territorio comunale per la realizzazione di progetti ed eventi culturali promossi da associazioni o gruppi informali di cittadini
  • Favorire lo sviluppo di pratiche di collaborazione tra associazioni che perseguono la stessa finalità sociale nella gestione dei servizi alla comunità.

Analisi dell’incontro

Curata dal Dott. Giuseppe Gaballo – Ricercatore Università del Salento Dip. di Storia Società e Studi sull’Uomo sulla base della registrazione audio degli interventi

Ottavo incontro. La dimensione sociale del territorio

L’incontro inizia con l’intervento di un membro dell’associazione “Due Lune Teatro” (DLT), che ringrazia “Coppula Tisa” per il lavoro di rete svolto, soprattutto perché tra associazioni teatrali sembra molto difficile collaborare. Insomma, un esordio che rafforza la speranza di poter proseguire con la mission del progetto “Gallery”. La presentazione delle vicende associative mette in risalto la fatica nel portare avanti il loro obiettivo di cittadinanza attiva attraverso il teatro e degli atti gratuiti di vandalismo che li costrinsero a emigrare in altro comune.

Un’altra interessante realtà è “Alibi”, che il rappresentante definisce non un’associazione, ma un collettivo di professionisti di vario genere, tra cui scenografi, cantanti, ecc.. Sono impegnati in un ambito molto difficile, quello psichiatrico e della formazione. Hanno sempre cercato altre compagnie per fare rete e attivare percorsi di collaborazione, ma senza riuscirci più di tanto e tanto meno sono riusciti a far capire alla popolazione locale, soprattutto alle amministrazioni, l’importanza aggregativa e formativa del teatro. Il teatro è definito un operatore economico, perché attorno alle rassegne artistiche si crea un indotto, perché anche attività commerciali si giovano delle rappresentazioni artistiche.

Una rappresentante di “Coppulatisa” esalta il video, soprattutto nel rapporto che emerge tra l’io e gli altri, ma pone anche in risalto il ruolo strategico di avere un luogo. E ha ben ragione perché il luogo ha sempre rappresentato antropologicamente e socialmente un’auto- e un’etero-indentificazione; prima si viene identificati, poi si è voluti e cercati. È stata brava anche a sottolineare che la partecipazione è sentimento e non solo calcolo razionale di positiva convenienza, perché la spinta a incontrarsi e fare rete o attivarsi in un’associazione è soprattutto inizialmente un sentire.

C’è da aggiungere – a supporto dell’operatrice – che l’aspetto della dimensione emotivo-affettiva è importante, perché spesso la disumanizzazione passa proprio dall’imposizione di una vision unica e condivisa che si basa esclusivamente sul calcolo razionale che mira a un profitto personale e collettivo. Senza il sentimento manca un solido aggancio ai valori e a una forza di volontà che catalizzi tutti gli aspetti dell’animo umano: solo considerando l’uomo nella sua completezza e agendo come esseri umani completi di mente e cuore si possono intravedere i molteplici aspetti per i quali gli altri agiscono e in questo modo meglio comprendere l’altro da sé.

La stessa conclude il suo intervento chiedendo all’operatore teatrale quali sono state le difficoltà. La risposta fa emergere due fattori essenziali. Il primo attiene la mancanza di una cultura della collaborazione e dell’azione di concerto tra operatori dello stesso settore oltre che tra operatori e istituzioni. In secondo luogo, non c’è una cultura del teatro come forma educativa, rimanendo ormai puro intrattenimento. A causa di tutto ciò è difficile lavorare, perché si dovrebbero avere le spalle coperte, un politico o qualcuno che possa consentire adeguate risorse per dare continuità.

Il presidente dell’associazione “Lampus” aggiunge qualcosa di molto importante. Ha scelto di svolgere attività semplici, di proporre un prodotto per tutto l’arco dell’anno, perché non d’accordo sull’organizzare begli eventi solo per i turisti. Ha optato così per la qualità medio-alta del livello musicale, uscendo fuori dall’offerta salentina leccese. Ha ben capito che allo sponsor interessa la visibilità e la si dà sapendo presentare l’evento. In sintesi, ha avuto successo. Con questo vuole far comprendere che anche far rete può non bastare, perché, ma denuncia la mancanza negli artisti di capacità di marketing e di comunicazione; certamente non facile, ma necessaria.

In questo incontro emerge per la prima volta – ma accade spesso quando si fa ricerca sull’associazionismo – il problema delle raccomandazioni: anche nel mondo dell’associazionismo, insomma, alcune realtà riescono ad avere molto più di altre soprattutto nel concorrere per bandi; ciò grazie all’intervento di persone che posseggono le “giuste conoscenze” e si trovano in posti strategici in ambito istituzionale.  

Questo intervento è basilare, perché la vicinanza di associazioni a personaggi chiave è e sarà un punto di debolezza nella creazione di una rete; infatti, a quale associazione converrebbe dividere quanto conquistato in termini di conoscenze e relative risorse? Infine, le associazioni che agiscono secondo questo modus operandi, anche essendo disponibili alla collaborazione, potrebbero sempre entrare in conflitto nella divisione dei compiti, delle responsabilità e ovviamente delle risorse, perché poco abituate a lavorare in sinergia e attorno a una tavola rotonda.

Il mediatore di “Coppulatisa” è stato molto bravo a non soffocare la polemica, che però è morta quasi sul nascere perché è stata più di pancia che di testa sulla base di elementi ragionati e chiari.

Torna a parlare il presidente “TDL”, che riafferma la difficoltà a comunicare il prodotto artistico in termini di marketing. A ciò si aggiunge l’impossibilità d trovare validi assessori alla cultura, che sappiano fare da spalla al lavoro degli operatori teatrali.

Sopravviene un curioso episodio, che sarà uno dei punti su cui lavorare per creare ambienti di lavoro proficui e produttivi: l’interruzione “prepotente”. Si nota una certa lamentela nel dover intervenire obbligatoriamente con microfono. Si giustificano le interruzioni degli altrui discorsi sulla base dell’entusiasmo – e qui parte un applauso – ma occorre dire che tra adulti l’entusiasmo può avere altre modalità di espressione e quindi questa forma del sentire, seppur prorompente, può essere sublimata in altro modo. Se le interruzioni – stile tipicamente italiano – divengono normalità, esse possono sfociare più facilmente in conflitti, certamente anche blandi, ma che fanno degenerare il lavoro di co-riflessione in una temporalità improduttiva.

Si torna a parlare di risorse. Fare rete, innanzitutto, significa anche godere di competenze che nella propria associazione non ci sono. In secondo luogo, le risorse economiche alla cultura e agli eventi devono essere dirottati anche su altre realtà, che non siano sempre le solite come la “Notte della Taranta”. Occorre che anche i politici di piccole realtà facciano rete e collaborino per dare possibilità a tante associazioni virtuose di fare il loro lavoro prezioso per il miglioramento della qualità di vita delle popolazioni locali. Oltre alla parte politica, una delle istituzioni che sembrano restie e chiuse è la scuola: non si riesce a costruire qualcosa di continuo. Si addita alla burocratizzazione dell’organizzazione scolastica il problema della mancata apertura virtuosa di questa istituzione. L’unica apertura delle scuole ha una logica aziendale e di marketing. Aggiungerei nel dire che la scuola dovrebbe costituire un hub nelle resti associative e istituzionali e ciò per vari motivi: in primo luogo, perché è il luogo educativo per eccellenza, in quanto l’educazione è programmata, scientificamente supportata; in secondo luogo, essa socializza a valori e a strutture cognitive-comportamentali professionalizzanti e allena i più piccoli delle comunità a essere cittadini; in terzo luogo, perché la scuola è una rete di per sé fatta di numerose competenze; in ultimo, la scuola ha valore strategico in quanto permette attraverso il coinvolgimento dei minori di coinvolgere altri adulti educativamente importanti, ossia i genitori dei minori stessi.

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‘Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.’
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Sintesi del progetto

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