È una giornata uggiosa di fine novembre, una domenica pomeriggio di quelle che non ti va di far nulla, hai solo voglia di riposare in attesa di una nuova settimana. Fuori piove, brutto tempo, un motivo in più per desistere e restare sul divano a non far nulla. Il Lecce gioca stasera e in tv non c’è granché….

Cellulare alla mano mi annoio aggiornandomi sulle solite chiacchere.

“maltempo nel basso Salento” minchia questa pioggia, oggi non vuole smettere

“violenti temporali nel basso Adriatico” stasira nu se scioca, ma sabato direttivo di Coppula Tisa?

“tromba d’aria sul porto di Tricase” ma che succede? Apro qualche video, la confusione è troppa ma non si capisce molto. Ancora video sui social, cacchio, la sta facendo brutta da quelle parti!

“Tornado sulla costa di Tricase, collegamenti bloccati e crolli” Cazzo, il Celacanto!

Mi alzo, inizio a ruotare come una trottola, cerco informazioni su siti e social, sempre peggio. Ho paura.

Cosa sta succedendo a Marina Serra? Provo a telefonare, le linee sono bloccate ma inizia ad arrivare qualcosa su whatsapp: “ cerchiamo di scendere verso il porto ma non ci fanno passare, è tutto bloccato” e le prime foto della chiesa con la facciata crollata. Il Bonasciana, la strada che non si distingue più dalla pineta. “Proviamo a scendere, speriamo non ci siano troppi danni” ed intanto impazzano i video del disastro.

Eh si, disastro. Sebra tutto così irreale, così lontano, quasi finto, ma non lo è. È un disastro: il mare gonfio il vento, questo imbuto che scende dal cielo, l’apocalisse! Alberi sradicati, pezzi di muri, l’asfalto pieno di fango.

“il sindaco invita la cittadinanza a non scendere nelle marine per non ostacolare i soccorsi”

La paura sale e anche quell’infame senso di impotenza che qui, a distanza di chilometri, si fa fottutamente sentire. Sono in attesa di qualcosa che mi tranquillizzi ed i pensieri volano, lo stomaco fa male e gli occhi mi si bagnano.

Ed eccole le notizie e non son buone. Non parole ma solo immagini. No, cazzo, il Celacanto, la mia seconda casa… la mia culla, il mio nido, il mio luogo della gioia, della rabbia (quella bella, positiva, che ti fa ribollire il sangue e sperare). Il luogo degli abbracci, delle idee, delle azioni, delle persone, le belle persone. La mia fuga da questo mondo indifferente è li; non mi schiodo dalla testa le immagini di quel diavolo di imbuto fermo li a girare tra il mare e la terra, proprio li, inchiodato sulla mia casa. Che fare, cosa posso fare, e intanto è scesa la sera e la potenza della natura si è placata. La terra si è incazzata, si è stancata ed inizia a voltarci le spalle. Ma quell’immagine ti sa di ingiustizia. Perché inchiodarsi lì su di noi, proprio su di noi?

È il tempo della conta. Quali danni, quanti danni, cosa c’è da fare. Come fare a riprendere il ritmo, l’entusiasmo, le azioni. In quale direzione rimboccarsi le maniche. La fatica non ci spaventa, non ci ha mai spaventato e la rabbia è sempre stata sangue ossigenato nelle nostre vene. Siamo uniti, pronti, ATTIVI, ma vogliamo sentire il respiro di tutti. Di tutti noi che lì dentro ci viviamo, di tutti noi che lì dentro ci appassioniamo, di tutti noi che lì dentro ci abbiamo lasciato il cuore, il sudore, un pensiero o anche un solo sorriso. Di tutti noi che tanto avremmo voluto fare qualcosa in più, ma…

Quel tempo è ora. Celacanto è tornaDo!!!

 

>>> Sosteniamo il Celacanto bene comune

 


Metti Mi piace o condividi questo post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *