La valorizzazione dei beni pubblici: il caso Palazzo Comi

Partendo dal piano di valorizzazione del patrimonio pubblico degli Enti locali si osserverà il caso concreto di Palazzo Comi, individuando le strategie e i possibili strumenti per una complessiva fruibilità pubblica dell’immobile.

Associazione Partner

Associazione ospite

Data: Lunedì 28 ottobre 2019 ore 19.00
Luogo: Palazzo Comi, Piazza G. Comi, Via delle Grazie N. 1, Lucugnano (LE)
Area tematica: Cura di spazi e beni collettivi

L’Associazione Meditinere è da molti anni impegnata a valorizzare e a diffondere la storia e il patrimonio culturale della Città di Tricase. Al tempo stesso è portavoce anche delle problematiche di gestione e di messa a valore dei beni comuni privati e/o pubblici.
Palazzo Comi-Casa Museo rappresenta un ricco patrimonio storico e bibliotecario, oggi gestito dall’Associazione Tina Lambrini – Casa Comi. L’incontro svilupperà il caso specifico di Palazzo Comi, facendo emergere alcune questioni fondamentali legate alla gestione del bene e alla definitiva attuazione del piano di valorizzazione dei beni pubblici della Provincia di lecce.

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Contesto tematico

Il tema della valorizzazione dei beni pubblici viene affrontato partendo dall’esperienza di Palazzo Comi a Lucugnano, storica residenza del poeta salentino Girolamo Comi che qui visse dando vita ad importanti esperienze in campo letterario che vedevano la partecipazione di diverse figure di spicco della cultura locale e nazionale.

Oggi la proprietà della casa-museo è divisa in due, fra la Regione Puglia e la Provincia di Lecce: la Regione gestisce la biblioteca di Girolamo Comi, mentre la Provincia è proprietaria dei locali che ospitavano l’abitazione del poeta. La Provincia, nel 2014, nell’ambito del piano di valorizzazione del proprio patrimonio, emana un bando di affidamento in gestione di Palazzo Comi, ma sulle destinazioni d’uso concesse negli spazi della casa-museo vengono sollevate numerose critiche da parte della comunità e degli amministratori locali. Ne nasce un comitato per la difesa della casa storica che approfondisce il tema delle destinazioni d’uso, coinvolgendo su questo punto la Soprintendenza che si esprime negativamente rispetto agli usi consentiti dal bando provinciale, in quanto non compatibili con il valore storico e culturale dell’immobile e con la necessità della sua salvaguardia. Il capitolo si chiude nel 2018 con l’annullamento del bando da parte della Provincia di Lecce, ma rimane aperto il problema di una visione condivisa che suggerisca un utilizzo del bene che sia compatibile con la sua salvaguardia. Nel frattempo, dal comitato in difesa di Palazzo Comi nasce una nuova associazione, Tina Lambrini – Casa Comi, che, con il benestare della Regione, utilizza gli spazi che contengono la nutrita biblioteca del poeta, prendendosi cura del luogo fisico ed organizzando attività culturali aperte alla pubblica fruizione. Queste attività hanno portato al palazzo circa 3000 visitatori, dal 25 di aprile al 30 di settembre, in un luogo che fino a pochi mesi prima era inaccessibile ai flussi turistici.

Oggi, intorno al Palazzo Comi, esiste un tessuto sociale consapevole e fortemente determinato alla salvaguardia del bene e a cogliere le opportunità che questo può portare sul territorio in termini di ricaduta culturale ed economica. Ora occorre una forma di affidamento che valorizzi anche il capitale umano esistente.

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Sintesi dell’incontro

L’incontro si tiene nella saletta al piano terra di Palazzo Comi, e viene introdotto dalle due associazioni: Tina Lambrini e Meditinere. La discussione coinvolge i partecipanti su un punto ben preciso: trovare una modalità comune e partecipata di conservazione, di accoglienza e di valorizzazione del bene, in grado di rendere partecipi tutti i cittadini e i portatori di interesse, garantendo così la massima condivisione possibile.

Tra le diverse possibilità di utilizzo, è stata presa in esame la realizzazione di un parco letterario dedicato al poeta Girolamo Comi in grado di comunicare non solo il bene pubblico in sé, ma l’intero territorio. La discussione prosegue con l’approfondimento di diverse esperienze italiane – “Montale e le Cinque Terre” e la Rete dei parchi letterari – che hanno scelto questa forma di gestione e di fruizione.

Sul piano tecnico, in riferimento alla sezione “contesto” sopra descritta, la discussione si è concentrata sulla questione della gestione e dell’affidamento di Palazzo Comi, sugli strumenti burocratici che possono essere utilizzati per semplificare le problematiche connesse alla manutenzione del bene, alle pratiche di affidamento per la gestione e valorizzazione.

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Conclusioni e proposte

Parco letterario
Creazione di un parco letterario a Casa Comi sull’esempio delle esperienze già realizzate a livello nazionale.

Tavolo di lavoro tra istituzioni e associazioni
finalizzato a:

  1. individuare una strategia di valorizzazione con particolare attenzione alla necessità o meno di procedere all’affidamento della gestione per bando o mediante altra procedura di affidamento a soggetti o a reti di soggetti del terzo settore;
  2. esplicitare quale debba essere l’obiettivo principale dell’Ente pubblico nell’azione di valorizzazione di un bene;
  3. stabilire come valorizzare le diverse ricadute sul territorio dell’attività di valorizzazione di un bene pubblico e come possano essere valorizzate sul piano degli investimenti sociali economici dell’Ente pubblico titolare e garante della proprietà immobiliare.

Analisi dell’incontro

Curata dal Dott. Giuseppe Gaballo – Ricercatore Università del Salento Dip. di Storia Società e Studi sull’Uomo sulla base della registrazione audio degli interventi

Secondo incontro. La valorizzazione dei beni pubblici: il caso Palazzo Comi.

Anche questo secondo incontro punta a uno degli aspetti del potere bottom up, ossia dal basso, verso dunque una riappropriazione partecipata di beni pubblici da parte della cittadinanza. Le due associazioni protagoniste trattano le esperienze e le strategie adottate per aver reso fruibile un bene abbandonato dallo Stato e così promuoverlo per la crescita di una comunità. Questo incontro ha una triplice valenza: 1) è pedagogico perché trasmette le buone prassi che consentono di agire su beni collettivi abbandonati; 2) restituisce un bene alla collettività di modo che tramite questo essa possa evolvere; 3) il bene può entrare nel circuito turistico e perciò avere un ritorno economico.

Il presidente di “Parchi letterari”, che si occupa anche di palazzo “Comi” a Lucugnano, chiarisce l’idea-intervento del parco letterario, come quello dedicato a Eugenio Montale nelle “Cinque terre” o a De Santis. Conta ben 27 parchi letterari in Italia e ne afferma l’utilità per un territorio che vuole accogliere e istruire, formare, educare a una cultura che si sta dimenticando. L’importanza di questo strumento sta nel coinvolgimento attivo di tantissime realtà pubbliche e private, associative nello specifico, e nella costruzione di una rete di successo di ben 40 comuni. Inoltre, stanno tentando di estendere questo progetto culturale in un contesto per così dire inusuale: le riserve naturali con la collaborazione dei carabinieri forestali. In realtà, è ormai noto agli studiosi della postmodernità l’importanza del godimento estetico della vita, entro il quale viene inglobata la stessa fruizione di elementi culturali di alto livello. Questo progetto del parco letterario sembra delinearsi secondo questo stile. A questo si aggiunge anche la conoscenza da parte delle singole comunità di quanto posseggono e così lo sforzo va nella direzione di una costruzione o ricostruzione identitaria di una cittadina. Anche questo elemento si pone perfettamente nel quadro della situazione mondiale attuale, quello della glocalizzazione: da una parte, il prodotto globale che si fa locale, invadendo quanti più territori possibili; nel nostro caso, è il locale che tenta di resistere all’omologazione globalizzante per affermare e proporre una propria specificità all’interno della rete internazionale.n sintesi, questa esperienza si pone in particolare come diffusione di cultura a tutti i ceti sociali e per questo tramite come coltivazione del senso di appartenenza sia al luogo specifico della propria comunità sia a una patria che ha dato maestri illustri di cultura letteraria, oltre che scienziati. In tutto ciò si punta sulla scuola, luogo ideale per far crescere – già nei più piccoli – valori e sentimenti in questa direzione.

Tuttavia, il discorso – seppur lungo – si basa su accenni di esperienze e stati d’animo, ma non approfondisce i meccanismi e le strategie con cui l’esperienza è stata un successo.
Un’altra associazione intervenuta afferma di occuparsi di eventi, creati per sensibilizzare su diversi temi e rendere fruibile palazzo Gallone. Tuttavia, anche in questo caso non si menziona alcun tipo di strategia che ha reso il loro intervento un successo. Esalta comunque l’importanza della rete, della collaborazione fissa tra associazioni, soprattutto perché – si afferma – essa risulta fondamentale nella possibilità di rilevare finanziamenti.

Molto interessante l’intervento del direttore di Palazzo Comi a Lucugnano. Esalta l’importanza di una visione comune, senza la quale – afferma più volte – è inutile qualsiasi tentativo: si può avere una bella idea, ma se non si trasforma in progetto condiviso da più forze, non può convincere le istituzioni e non è possibile implementarlo, mancando il capitale umano. Museo di Castromediano e Convitto Palmieri sono due chiari esempi di lavoro cooperativo e di idee forti e convincenti, unici ingredienti fondamentali che possono tradurre un intervento sul territorio anche in termini di business. Un altro aspetto affrontato è di carattere giuridico-amministrativo. Nel tentativo di riqualificare il primo piano di Palazzo Comi, ha subito una diffida; l’intervenuto asserisce che quel bene è dei cittadini, ma il problema rimane: come affrontare adeguatamente certe carenze, visto che comunque ci sono leggi da rispettare? Molto spesso l’intervento sul territorio è ideologicamente e sentimentalmente orientato, ma si dimentica spesso che nella gestione dei beni pubblici posso insorgere conflitti e incorrere in sanzioni penali e civili. Far rete serve anche a questo: condividere risorse, know how (so come fare) e relazionali (so chi ci può aiutare), per risolvere a monte problemi che, se non risolti nei tempi giusti, possono far fallire qualsiasi ottima pratica. La gestione dei beni pubblici, inoltre, si sa bene essere un ambìto approdo per molti – siano esse associazioni, società di profitto, imprenditori vari – e perciò può diventare un campo di battaglia, da cui le associazioni più virtuose possono uscire sconfitte e con esse gran parte dei cittadini, che contrariamente possono godere della good practice.

Questa esperienza negativa, tuttavia, potrebbe tradursi in una nuova strategia di carattere formativo: rivedere il quadro normativo sui beni collettivi e sui beni pubblici, su cui lavorò la Commissione Rodotà-Mattei, dando una leggera svolta in materia (https://www.glistatigenerali.com/beni-comuni_territorio-ambiente/stefano-rodota-e-la-rivoluzione-soft-dellordinamento-giuridico-sui-beni-comuni/) e cercare di costruire legalmente delle proposte assieme alle istituzioni locali al fine di rafforzare l’essenza di quel DdL (n.1744): la riappropriazione civile di un bene per il bene della collettività. E per Palazzo Comi la collettività non solo locale ha potuto godere del sito e della mostra: da aprile a settembre ci sono stati almeno 3mila visitatori.

Stesso discorso per il castello di Corigliano. Si chiede a un rappresentante dell’Amministrazione provinciale cosa manca per lanciare quel bene, dato che ci sono tutte le risorse a disposizione sul territorio. Il sindaco risolleva proprio il problema della legittimità legale nel conferire un bene. Il bando è quello che di solito si richiede a un’Amministrazione pubblica perché si attivino processi di valorizzazione di un bene comune. Ciò senza dimenticare la messa in sicurezza dei luoghi. Non si punta, precisa l’intervenuta, a un riscontro economico, quanto a qualcosa di molto più grande che coinvolga contenuti culturali. Al momento c’è un’azienda privata che gestisce assieme alla Provincia il castello di Corigliano. Il discorso prosegue attraverso cenni a tante buone pratiche di promozione del territorio, che poi creano piccoli indotti: ogni evento, infatti, crea una significativa presenza di visitatori e questi si trasformano in consumatori. Il sindaco di Corigliano rivendica la gestione del castello, dato in gestione ad alcune cooperative: l’intento è fare business con la cultura, ma soprattutto è dare lavoro, visto che – afferma la stessa – si ha difficoltà ad averne in Italia.

La discussione diviene interessante e operativa quando qualcuno lamenta la gestione multipla di Palazzo Comi: in parte pubblico/privato, dove il pubblico è rappresentato dall’ente locale e dalla Regione. In questo modo – vorrebbe far intendere l’intervenuto – non si lascia che uno specifico territorio possa autogestirsi in piena autonomia un bene che gli appartiene. Nello specifico, egli ricorda un suo intervento a un incontro con rappresentanti regionali, durante il quale criticava non il ricorso al bando per la gestione del palazzo, ma il metodo e il contenuto dello stesso.

L’intervento di un rappresentante provinciale va nella medesima direzione. Egli afferma che le risorse economiche e umane ci sono e si è dimostrato con la riqualificazione del Convitto Palmieri e del museo Castromediano. Tuttavia, denuncia un “corto circuito istituzionale” nella co-gestione del patrimonio: questa situazione deriva dalla logica proprietaria dello stesso, nemica, a suo dire, di qualsiasi impegno a gestire adeguatamente quanto conserva il territorio. Tutto deve tornare ai cittadini – afferma – e non si può continuare a gestire in maniera ibrida questi beni, perché si si solleveranno, com’è finora stato, tanti conflitti tra enti e tra varie norme.

Molto interessante la testimonianza di un noto ristorante di Lucugnano, perché fa comprendere quanto sia importante la collaborazione delle imprese private: in esso si veicolava la conoscenza del poeta Comi ai clienti, attraverso la stampa sui tovaglioli dei suoi testi poetici. Questo semplice gesto fa intuire due elementi: rispettare le istanze di una comunità che si rivede in un’idea, un bene, un personaggio; raccogliere tutti coloro che nella comunità condividono lo stesso sentimento/interesse.

Intervengono altri presenti per brevi e medi interventi, che fanno capire come l’impegno a rendere migliore un territorio è piuttosto diffuso, ma non si ha la forza, talvolta le idee, quasi sempre le complicità adeguate e necessarie per condurre al successo quanto immaginato.

Nell’ultima mezz’ora dell’incontro ci sono stati tanti altri interventi su palazzo Comi e sull’organizzazione dell’incontro: ciò significa grande sensibilità da parte della comunità e senso di appartenenza. È un chiaro segnale nei confronti delle associazioni interessate.

Nei vari incontri capita spesso di ascoltare elenchi di associazioni e il racconto delle loro numerose attività: certamente rincuora, offre speranze, stimola a fare ugualmente, ma occorre molto di più. Fare rete, certamente! Ma cosa significa nel concreto? Innanzitutto, bisogna rispettare un primo step: conoscenza del territorio. Nel far ciò mancano quasi sempre due elementi: il metodo e le risorse. Ciò che gli EE.LL. hanno sempre dovuto fare (e non riescono) è quello di sapersi “contare”, sapere “chi” c’è e chi fa “cosa” e “come”: occorre, dunque, una sorta di censimento e relativo database, che possa raccogliere le numerose risorse umane, conoscitive e pratiche del territorio. La rete che si vuol costruire con il progetto “Gallery” dovrebbe puntare ad abbozzare quest’attività e farsi carico del “contare chi siamo”, partendo dagli incontri e dalle presenze agli incontri. E il “contare chi siamo” dovrebbe includere le imprese, piccole o piccolissime che siano

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Meditinere e Casa Comi

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Il racconto di Vito Panico

Gallery: un osservatorio partecipante
Esiti del processo
Associazioni e incontri
Istituti Scolastici
Sintesi del progetto

Progetto Gallery: un osservatorio partecipante – avviso pubblico Puglia Partecipa – scadenza gennaio 2019 – Legge Regionale sulla partecipazione N. 28 del 13 luglio 2017.


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