La sentieristica nell’area protetta: possibili strategie integrate d’azione

Ripensare la fruizione e la sicurezza dell’area naturale protetta, cercando di individuare strategie utili a migliorare le forme di utilizzo e il godimento della stessa, in concertazione con le principali istituzioni, protagoniste della tutela.

Associazione Partner


Associazione ospite

Data: Sabato 30 novembre 2019 ore 17.00
Luogo: Palazzo Baronale Serafini-Sauli, Via V. Veneto n. 33, Tiggiano (LE)
Area tematica: Territorio, bellezza e paesaggio

Ciò che lega le due associazioni è sicuramente la cura del paesaggio naturale, ponendo particolare attenzione all’area territoriale del Parco Naturale Regionale Costa d’Otranto, Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase. Quest’ultima, rappresenta un importante scenario in cui vengono svolte diverse attività legate alle produzioni agricole, alla conoscenza ed esplorazione delle risorse naturali e rurali del territorio, svolte dalla Cooperativa Terrarossa, e il godimento del territorio mediante la pratica di attività sportiva outdoor (arrampicata, trekking, …) promossa da Salento Verticale. L’incontro delle esperienze associative farà emergere il nodo problematico connesso alla fruizione e alla sicurezza dell’area naturale protetta, cercando di individuare strategie utili a migliorare le forme di utilizzo e il godimento della stessa, in concertazione con le principali istituzioni, protagoniste della tutela.

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Contesto tematico

Negli ultimi anni si segnala una forte espansione del cicloturismo: significativa è l’attivazione della Via Francigena e di numerosi percorsi a piedi verso Santa Maria di Leuca.
Questo dato disegna e definisce un ideale turistico a fruizione lenta, rivolto a un turismo più responsabile e non di massa, più vicino alla Natura e alla bellezza dei paesaggi naturali.

In questo contesto è ancora più avvertita la necessità di una crescita socio-economica che concorra alla tutela e alla valorizzazione del territorio quale risorsa comune da mettere in sicurezza.
Nel corso degli anni è cresciuto anche il numero degli operatori, insieme all’esigenza di migliorare e incrementare un efficace coordinamento delle risorse da mettere in campo.

L’interlocutore istituzionale privilegiato dell’incontro è il Parco naturale costiero, spesso considerato come ostacolo alla libera iniziativa privata, un organismo macchinoso a livello burocratico.
Le Associazioni coinvolte in questa sessione (Cooperativa Terrarossa e Salento Verticale) hanno già in attivo numerose collaborazioni con l’Ente Parco e un bagaglio di esperienze utile per condividere e progettare una comune strategia di crescita.

Ciò che lega le due associazioni è sicuramente la cura del paesaggio naturale, in particolare quella dell’area territoriale del Parco Naturale Regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase.
Quest’ultima, rappresenta un importante scenario in cui vengono svolte diverse attività legate alle produzioni agricole, alla conoscenza delle risorse naturali e rurali del territorio – svolte dalla Cooperativa Terrarossa – e legate al godimento del territorio mediante la pratica di attività sportiva outdoor promossa da Salento Verticale.
L’incontro delle esperienze associative farà emergere il nodo problematico connesso alla fruizione e alla sicurezza dell’area naturale protetta, cercando di individuare strategie utili a migliorare le forme di utilizzo e il godimento della stessa, in concertazione con le principali istituzioni, protagoniste della tutela.

Approfondire questa tematica attraverso lo sguardo e il racconto di Salento Verticale e della Cooperativa Terrarossa ha permesso di evidenziare le criticità che hanno rallentato lo sviluppo di un modello di fruizione del territorio sia in chiave economia, sia in chiave culturale.

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Sintesi dell’incontro

L’incontro si svolge al piano terra del Palazzo Baronale Serafini-Sauli di Tiggiano, che ospita la Community Library di recente realizzazione. Sono presenti poche persone (tutte informate e motivate), il sindaco di Tiggiano e alcuni ex amministratori, i quali, però, non si trattengono fino al termine dell’incontro.

Il territorio salentino, in particolar modo l’area ricompresa nel perimetro del Parco Naturale Regionale Otranto – S. M. di Leuca e Bosco di Tricase, ha un valore naturalistico assai elevato e un altrettanto elevato potenziale socio-economico.

L’organico amministrativo dell’Ente Parco è sottodimensionato rispetto alle funzioni che è chiamato a svolgere. Inoltre, è un ente di raccordo fra ben 12 comuni costieri che, ad oggi, non forniscono – in termini operativi – una visione unitaria rispetto allo sviluppo socio-economico dei territori ricadenti in area parco.
Questo elemento di analisi spiega le ragioni di una sentita istanza di potenziamento degli uffici in funzione di una più efficace strategia di coinvolgimento della cittadinanza attiva, di coordinamento e raccordo degli attori e dei decisori locali che metta a sistema tutti gli apporti.

Per quanto riguarda la sentieristica, si sta lavorando per connettere tutti i sentieri (70 Km) che sono stati individuati dai comuni e che si sviluppano a pettine, dall’entroterra verso la costa.
Si sono registrate, però, risorse insufficienti per una efficace manutenzione dei sentieri esistenti e ciò ha provocato una ricaduta negativa sulla fruizione del territorio.

Le attività di manutenzione non sono connesse con le attività di fruizione. Capita spesso che le Associazioni organizzatrici di escursioni, passeggiate, trekking ecc., per realizzare le attività devono preventivamente rendere accessibili i sentieri, pena l’impossibilità di avviare le attività programmate. Si evince, quindi, la necessità di organizzare la pulizia e la manutenzione dei sentieri anche in funzione dell’utilizzo.
In particolare, per tre anni consecutivi sono stati investiti 62.000 Euro per la pulizia della sentieristica, che è stata affidata a ditte che ogni anno manutengono il parco.

Spesso, però, non si riesce a risolvere il problema dell’abbandono dei rifiuti.

Le associazioni hanno dimostrato un interesse diretto all’attività di manutenzione in quanto rappresentano gli stessi soggetti che promuovono le attività all’interno del parco. Secondo le stesse associazioni, infatti, le ditte affidatarie dei servizi di manutenzione, non essendo direttamente coinvolte nella fruizione pubblica, operano esclusivamente nel ruolo di operatori economici, e non di animatori territoriali.

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Conclusioni e proposte

Manutenzione e promozione della sentieristica
Coinvolgere direttamente le associazioni nell’affidamento delle attività di manutenzione della sentieristica. Tale coinvolgimento deve avvenire previa adozione di un apposito accordo o convenzione che stabilisca le regole dello scambio tra Ente Parco e associazioni ed i requisiti richiesti, con particolare attenzione alle:

  1. competenze che si richiedono ai volontari e/o operatori incaricati dalle associazioni;
  2. problematiche relative alla loro sicurezza e incolumità nell’esercizio delle attività loro affidate.

Questa soluzione individuata consentirebbe da un lato, la fruizione dei sentieri durante l’intero arco dell’anno, dall’altro un valido e più efficace supporto all’attività di marketing territoriale per la promozione delle attività realizzabili intorno alla sentieristica del Parco.

Il titolo di disponibilità dei sentieri
Le attività di progettazione per attrarre fondi utili al ripristino e alla manutenzione della sentieristica e delle strade vicinali, richiede la titolarità o un equivalente titolo di disponibilità in capo al soggetto proponente – che oggi è possibile ottenere esclusivamente tramite partenariato formale con i Comuni proprietari.
Pertanto, si propone la stipula di appositi accordi da condividere in sede di Assemblea dei Sindaci del Parco che permettano all’Ente Parco di procedere in rappresentanza dei dodici Comuni interessati.

Potenziamento dell’assetto organico del Parco
Fra le diverse criticità evidenziate in relazione al sottodimensionamento dell’organico amministrativo dell’Ente Parco, è emerso un difetto strutturale di comunicazione tra il Parco, i Comuni e gli altri attori coinvolti che trascende la comunicazione formale che viene comunque a tutt’oggi garantita. Difetto che si propone di superare individuando una figura amministrativa ad hoc da integrare nell’organico del Parco, che faccia da raccordo tra quest’ultimo e i singoli comuni.

Analisi dell’incontro

Curata dal Dott. Giuseppe Gaballo – Ricercatore Università del Salento Dip. di Storia Società e Studi sull’Uomo sulla base della registrazione audio degli interventi

Nono incontro. La sentieristica nell’area protetta: possibili strategie integrate d’azione

La cooperativa interviene in un ambito a dir poco lodevole, perché è impegnata a rendere fruibile anche ai disabili il territorio salentino a livello turistico.
Si affronta il problema-risorsa del Parco Otranto-Leuca, di come viene gestito e della sentieristica. Uno dei relatori rappresenta anche un’associazione “Presente è futuro”. Questi afferma che l’Ente Parco è costituito da pochissime persone e vorrebbe l’ausilio di esperti esterni per la complessità dell’area, anche perché rappresenta il parco regionale più lungo d’Italia, che comprende tanti comuni, tante amministrazioni locali e quindi tante esigenze differenti. Il parco ha avuto molti fondi che hanno consentito di passare dai 34 sentieri originali a 57 sentieri; l’obiettivo del progetto è trovare connessioni tra la sentieristica esistente. I sentieri erano stati individuati dai Comuni, prevalentemente a pettine, dall’entroterra verso il mare; ora stanno cercando di raccordare questi sentieri per creare un unico anello e creare un percorso continuo da Otranto a Leuca.

Tra i maggiori problemi che affrontano sono i rifiuti: non si fa in tempo a pulire la sentieristica che subito qualche cittadino getta immondizie e incendia zolle di terra. Un punto di forza della serie di interventi è l’aver contrattualizzato professionisti per il servizio di individuazione di nuovi sentieri, mentre per la gestione dei sentieri sono stati fatti protocolli d’intesa con alcune associazioni.

Una forte potenzialità sarà rappresentata da una specie di atlante che conterrà tutti i sentieri con informazioni, che possono essere estrapolate da tutte le associazioni del territorio per realizzare le loro attività. Al contrario, una criticità si rileva i sabato pomeriggio, perché molti motociclisti percorrono la dorsale del parco ad alta velocità.
Altre criticità emergono dal racconto successivo e riguarda il coordinamento delle responsabilità tra uffici. Si fa l’esempio del biotopo delle Vallonee di Tricase: c’è stato spesso uno scontro con l’ufficio ambiente del Comune perché questi rifiuti vengano rimossi. Purtroppo non c’è una intesa scritta tra chi – l’ente del parco – ha in carico la manutenzione e la fruibilità dell’area e chi – il comune di Tricase – deve rimuovere i rifiuti. Emerge la necessità di definire il perimetro delle competenza tra enti pubblici che cooperano per la fruibilità del parco, altrimenti si crea il solito rimbalzo di responsabilità. Insomma, non è assolutamente chiara, dal dibattito, quale siano gli accordi statuali tra i diversi enti nella gestione di questa importante risorsa. Sembra che il livello istituzionale sia piuttosto carente in chi è coinvolto nella faccenda. È una situazione che crea effetti a catena, come vedremo, nel prosieguo dell’analisi dell’incontro.

Un primo esempio emerge dalla testimonianza sull’attivazione di progetti che riguardano un’area gestita da più di un Comune: si fanno richieste specifiche da parte degli Amministratori sui contenuti del progetto, però poi gli uffici comunali non sanno nulla di quanto si sia attivato e implementato. Inoltre, sembra che ogni Comune non sappia nulla della cifra fissa che elargisce a favore del parco, ossia 10mila euro l’anno.

La mancanza di una volontà progettuale comporta come al solito una feudalizzazione degli interventi, ossia a un’azione individualistica che non consente agli enti partner di agire di concerto. Ancora una volta sembra che non ci sia interesse politico per una risorsa turistica e ambientale enorme, che rimane nelle mani di uomini e donne di buona volontà. A ciò si aggiunga il fatto che la situazione è ancor più complessa in quanto le varie Amministrazioni si susseguono e per ogni nuova maggioranza occorre lavorare daccapo a livello comunicativo e di coordinamento.
Queste fratture e i relativi gap emergono quando non è diffusa per tutta la cittadinanza la cultura e il senso di appartenenza ai luoghi; diversamente questo sentire verrebbe trasmessa in chi di volta in volta si trova ad amministrare la cosa pubblica. È quanto accaduto invece al LUA, la cui iniziativa ha potuto riscuotere successo perché quella cultura e quel sentimento per i luoghi c’era, anche se sopito. Appunto, il problema è capire se una popolazione è interessata a valorizzare ciò che ha.

È molto più difficile e si hanno maggiori sconfitte quando sono le istituzioni politiche o soggetti estranei a cercare di trasmettere un valore alla comunità. È sempre quest’ultima a dover essere la depositaria degli culturali affinché i suoi “figli” possano portarli avanti e farli fruttare con idee, azioni e progetti. E certamente se a qualche politico non interessa la valorizzazione di un prezioso paesaggio, sono inutili anche le comunicazioni via pec, come lamenta qualcuno.
Un conflitto tra i rappresentanti delle associazioni e il sindaco di uno dei 12 Comuni afferenti rende chiare due situazioni: innanzitutto, la mancanza di un sistema d’azione che abbia “oliato” certi meccanismi di comunicazione e di comportamento, che attengono sia la via formale sia quella informale; in secondo luogo, il conflitto è mantenuto moderato, sembra essere piuttosto produttivo. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che la sede (non solo fisica ma simbolica) e la mission dell’incontro portano i “contendenti” a ragionare proficuamente per raggiungere un risultato e almeno ad ascoltarsi. Effetti che spesso vengono meno quando la sede è, ad esempio, quella di una sala consiliare.
Occorre fare una riflessione anche sulla partecipazione della parte politica. La presenza di un solo politico è indicatore della volontà di un singolo attore sociale, che probabilmente è disposto a crescere assieme ai cittadini associati, ma non rappresenta certamente la cultura, il comune sentire di una popolazione, altrimenti sarebbe presente un numero certamente più adeguato di politici, peraltro non solo della maggioranza. Inoltre, la mancanza di politici che si trovano all’opposizione è un ulteriore indicatore del disinteresse generale per un patrimonio, che altrove sarebbe gestito come conviene: un tesoro dall’alto valore umano (ambientale, salutistico, estetico), in generale, e turistico-economico, nello specifico. Non potrebbe l’opposizione approfittare di queste occasioni almeno opportunisticamente per denunciare l’assenza della maggioranza? Se manca anche il lato opportunistico della situazione è perché, molto probabilmente, nessun politico – di maggioranza o di minoranza – reputa utile interessarsi a una risorsa, perché intuisce il disinteresse anche da parte dell’intera popolazione di elettori.

La mancanza di un sistema d’azione locale che riguardi tutte le comunità e le amministrazioni locali emerge dall’intervento di un altro dei moderatori più attivi (“Salento Verticale”), il quale denuncia la forte frammentazione di iniziative, sviluppate da tante associazioni diverse.
Questa lamentela va a colpire uno dei vizi capitali del mancato sviluppo del territorio: ognuno cerca di attrarre risorse per sé, per i più fortunati scegliendo di volta in volta il soggetto di potere che riesce ad attrarre finanziamenti dai vari bandi pubblici locali e o regionali. Ciò significa ancora una volta riprodurre quel sistema feudale che persiste nel Meridione e impedisce la condivisione di idee, risorse e know how, unica strategia per elaborare e implementare progetti di alto livello, lungimiranti e sostenibili.

Da questo intervento nasce una piccola polemica: per il parco è stato fatto quasi nulla e si parla sempre di agire nel futuro. Ma la risposta fa emergere il motivo per cui si sia fatto poco o comunque molto, ma non è ancora soddisfacente. Si torna così a parlare di carenze di organico quantitative e – aggiungerei – qualitative, perché è inutile avere un organico numeroso se poi non ci sono le competenze adeguate. E questo è stato ed è un altro dei peccati capitali italiani: dare ruoli a chi non è competente.

Il contrario, sottolinea un rappresentante dell’ente parco, di quanto accade in altri parchi virtuosamente gestiti: maggiori risorse economiche e umane, una cabina di regia che governa realtà organizzate differenti e quindi una progettualità condivisa. Ricorrere alle buone pratiche altrui è sempre un buon atteggiamento da cui partire per cercare di costruire produttivamente almeno un inizio di progetto. Il rappresentante di “Salento Verticale” denuncia che per un progetto era stato messo su un team, ma che in un anno e mezzo ha ravvisato pecche talmente gravi negli operatori che in un’azienda sarebbero stati licenziati. Infatti, sottolinea, non è stato fatto quasi nulla per risultati che potevano raggiungere in pochi giorni. Quindi, non è solo questione, da quanto emerge qui, di raccordo tra istituzioni e tra associazioni, c’è anche un problema che nasce dal basso, quindi dagli operatori stessi. Riemerge l’aspetto della mancanza di risorse e nella limitazione delle responsabilità: gli operatori sono pochi e part time e l’ente parco ha solo funzione di elargire pareri.

L’incontro si mantiene proficuo, perché la polemica non finisce per essere fine a se stessa, ma suscita soluzioni da sottomettere alla valutazione della popolazione locale. Ad esempio, si cita la possibilità di gestire il parco mediante una sorta di consulta delle associazioni.

Una rappresentante di “Coppulatisa” interviene, sottolineando uno degli obiettivi discussi durante le due riunioni con il ricercatore dell’Università del Salento: mappare le risorse associative e, a partire da ciò, costruire una rete d’intervento più o meno fissa che dia vita a una progettualità costante sul parco. Anch’ella fa emergere l’assenza dell’ente parco nella richiesta di collaborazione tra esso e le altre associazioni presenti sul territorio e interessate al bene. Tuttavia, non ci si accorge che questo atteggiamento è conseguenza del fatto che l’ente viene gestito come istituzione-che-agisce-tra-istituzioni: è ovvio che poi venga a mancare il principio della sussidiarietà sostanziale, che così finisce per essere limitata nella forma dello sfruttamento del volontariato offerto dalle solite associazioni.

Insomma, si cerca di dare qualche soluzione, ci si confronta e dalla registrazione emerge un interesse molto forte per il bene rappresentato dal parco. Emergono istanze sulla chiarezza nelle responsabilità, sui livelli di sussidiarietà, sul tipo di associazioni che e sulle modalità con cui possono intervenire, sugli strumenti amministrativi e giuridici di coinvolgimento. Tanti elementi di riflessione che sono indicatori di determinazione e ricchezza di idee che solo un confronto tra attori competenti e volenterosi può far emergere. Infatti, gli interventi di rappresentanti di altre associazioni e di cittadini sono stati di qualità: addirittura è stata criticata anche l’utilizzo della sola mappatura online dei sentieri a vantaggio di quella cartacea. Proposta di qualità, che però va approfondita anche da un punto di vista scientifico, perché si tratta di coinvolgere ambiti scientifici di riflessione capaci di cogliere aspetti cognitivi ed evolutivi del pensiero umano.

In ultimo, il rappresentante di “Coppulatisa” pone in risalto il fatto che la sola progettazione non basta: non si creano indotti, ma si usano risorse che poi terminano con il termine del singolo progetto. Occorre stabilizzare il sistema per creare un parco spendibile in ambito professionale ed economico. È, in sintesi, la stessa mission ultima del progetto “Gallery”, di cui si è parlato fin dall’inizio anche durante le riunioni con il sociologo: inutile far rete se poi si vive nella contingenza delle risorse derivanti da bandi. Non deve mancare però la promozione del lavoro fatto, quindi l’aspetto legato al marketing; la domanda rimane sempre la stessa: chi può sfruttare appieno le potenzialità del parco se non chi lo conosce? Ciò impone una chiara strategia comunicativa che coinvolga altre professionalità, ma spesso dimenticata nell’impegno associativo e istituzionale.

L’incontro è servito per far capire che qualcuno deve saper fare un lavoro di network building, ossia la creazione di una rete fissa di attori con cui costruire regole e mission, procedure e meccanismi d’azione e comunicazione.

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Gallery: un osservatorio partecipante
Esiti del processo
Associazioni e incontri
Istituti Scolastici
Sintesi del progetto

Progetto Gallery: un osservatorio partecipante – avviso pubblico Puglia Partecipa – scadenza gennaio 2019 – Legge Regionale sulla partecipazione N. 28 del 13 luglio 2017.


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